L’area del Punto Verde Qualità continua ad essere accessibile e priva di controlli. Rubate finestre, lastre di vetro e discendenti. Nonostante l’investimento da 32,8 milioni di euro, non esiste alcuna sorveglianza.
UN MONUMENTO ALLO SPRECO – I bandoni di lamiera sono stati divelti in almeno due punti . Ed il risultato è sotto gli occhi di tutti. Quella che doveva diventare la Città del Rugby di Spinaceto, è invece soltanto una cattedrale nel deserto. Una sorta di monumento allo spreco. L’estrema conseguenza della fallimentare gestione dei Punti Verde Qualità. Dovevano servire a garantire la manutenzione costante delle aree verdi, ed invece si sono rivelati come un investimento azzardato. Una spada di Damocle per le casse capitoline,che hanno garantito al 95% i prestiti presso le banche.
LA MANUTENZIONE DEL VERDE – E le aree verdi? La risposta sta nei fatti. Basta girare attorno al perimetro del PVQ di via Renzini, per individuare sacche di degrado che si intrecciano all’assoluto disinteresse per il verde circostante. C’è un albero, crollato da circa un anno. E’ riverso sulla recinzione perimetrale del PVQ. E lì resta.
IL BENE COMUNE – Poi c’è la questione del depauperamento del patrimonio comunale. “Ogni giorno assistiamo ad una novità. Fino a qualche giorno fa, le ultime finestre ancora c’erano” ci fa notare un residente, indicandoci la parte dell’impianto che da le spalle alla Pontina. “Guardi i muri: dove ci sono i discendenti sono fradici. Probabilmente si sono rubati anche le canaline dell’acqua”. Lo spettacolo è desolante. “E’ gravissimo quello che sta succedendo – osserva Federico Siracusa, già Vicepresidente del Consiglio Municipale – l’allarme sulla sostenibilità economica e finanziaria era stato lanciato anni fa. Ed era una cosa da tenere sotto controllo, perché si tratta di un patrimonio appartenente al Comune di Roma”.
LE RESPONSABILITA’ – “A mio avviso ci sono responsabilità gravissime, che la magistratura dovrà accertare. Io credo che debbano essere ricercate in capo al concessionario, che ha lasciato un’area dove sono presenti investimenti comunali in stato di abbandono. Però anche il Comune avrebbe dovuto interessarsene. Il privato ha solo la concessione del bene, che dopo 30 anni torna indietro a Roma Capitale. Ma la cosa più grave – conclude il ragionamento Siracusa – non sono i quasi 33 milioni di euro che come cittadini ci troveremo a pagare. Dobbiamo infatti considerare anche il deperimento di una struttura che è, ripeto, di proprietà del Comune”. E quindi, ancora una volta, dei cittadini. Come a dire che, oltre al danno, rischia di scapparci la beffa.
Fabio Grilli