A pochi km da Siena sorge San Galgano, famosa per la grande Abbazia con un’enorme chiesa senza tetto e l’eremo di Montesiepi
Secondo la leggenda San Galgano si ritirò a vita eremitica nel 1170, sulla collina di Montesiepi, nel comune di Chiusdino, a 30 km da Siena. Qui il santo infisse la sua spada dentro la roccia, dove si trova ancora oggi. Come nella leggenda di re Artù, in molti cercarono di estrarre la spada di Galgano dal terreno ma ancora oggi si trova al suo posto, coperta da una cupola protettiva per evitare che qualche turista la distrugga nel tentativo di estrarla dalla roccia.
LA STORIA
Prima della costruzione dell’Abbazia di San Galgano, in cima alla collina di Montesiepi sorgeva una piccola pieve. Questo è il luogo in cui San Galgano visse sino alla sua morte nel 1181 e dove pochi anni dopo venne costruita una piccola chiesa, per onorare la tomba del santo. L’impianto della chiesa è piuttosto semplice: la bicromia presente nella muratura è tipica del romanico senese, mentre la cupola ricorda le antiche tombe etrusche. L’Abbazia fu realizzata tra il 1220 ed 1268, nel periodo in cui in Italia si fondevano lo stile Romanico con il nascente stile Gotico di importazione francese. Tuttavia l’edificio originale è stato più volte modificato nel corso dei secoli: uno degli interventi più importanti risale circa al 1330, quando venne aggiunta una cappella affrescata da Ambrogio Lorenzetti.
LA LEGGENDA
Proprio sul luogo dove ora sorge la rotonda di Montesiepi, Galgano Guidotti piantò la sua spada in segno di rinuncia ai beni terreni. Questo santo, originario di Chiusdino, fece una scelta molto simile a quella fatta da San Francesco, abbandonò la sua dissoluta vita da cavaliere e divenne eremita. La sua spada ancora oggi si trova all’interno della rotonda e ricorda l’antica leggenda di re Artù e della spada nella roccia: per molti secoli la spada di San Galgano è stata vittima dell’incuria e numerosi turisti hanno tentato di estrarla dalla roccia in cui è incastrata, danneggiandola irrimediabilmente. Oggi la spada si trova sotto una cupola protettiva e non può essere toccata in alcun modo. Moltissimi studiosi si sono interrogati su questa vicenda, considerando il fatto che lo stesso Chrétien de Troyes, autore del ciclo arturiano, era contemporaneo di San Galgano. Anche se le leggende dei cavalieri della tavola rotonda erano probabilmente già state tramandate oralmente da decenni, sarebbe interessante capire se la spada di Galgano abbia potuto ispirare lo scrittore.
L’ABBAZIA
I Cistercensi fondarono l’Abbazia nel 1201 realizzando un vero e proprio capolavoro di arte cistercense: non solo l’abbazia di San Galgano presenta notevoli dimensioni, ma quel che resta delle decorazioni e della sua struttura fa pensare che fosse anche molto importante. Il complesso crebbe velocemente, tanto che nel XIII secolo era diventato uno dei più potenti del centro Italia. Tuttavia, già un secolo dopo, l’Abbazia iniziò la sua decadenza a causa della peste e delle carestie. Fu più volte saccheggiata e infine abbandonata nel XV secolo dai monaci, che si trasferirono a Siena. Il degrado dell’abbazia di San Galgano fu causato soprattutto dall’incuria di un abate scellerato, a cui ne era stata affidata la gestione, che, per saldare i suoi debiti personali, vendette il piombo del tetto della chiesa, lasciandola così senza una copertura. Da quel momento in poi il degrado fu lento ed inesorabile, fino al crollo del tetto nel 1768. Nonostante i lavori di ristrutturazione, è evidente che l’Abbazia di San Galgano non tornerà mai più al suo antico splendore. Ma nonostante questa perdita enorme oggi questo luogo ha acquisito un fascino tutto particolare che la rende la meta di migliaia di viaggiatori.
LA ROTONDA DI MONTESIEPI E IL SANTO GRAAL
Oltre alla bellissima Abbazia e alla spada nella roccia, intorno a San Galgano circola una seconda leggenda, che riguarderebbe addirittura il Santo Graal. Questa era la coppa che Cristo avrebbe utilizzato durante l’ultima cena oppure, secondo altre versioni, quella in cui la Maddalena avrebbe raccolto il sangue di Gesù mentre era sulla croce. Intorno al Santo Graal sono circolate centinaia di leggende, che lo hanno reso uno degli oggetti più ricercati dall’epoca delle crociate: una di queste racconterebbe che la coppa fu seppellita nei sotterranei della rotonda di Montesiepi e che fosse stato lo stesso San Galgano a custodirla. Nessuno conoscerà mai la vera storia del Santo Graal, ma anche questa vicenda ha sicuramente contribuito a donare alla rotonda di Montesiepi e all’Abbazia di San Galgano un fascino unico al mondo.