E’ diventato popolare per il suo “sonno” pesante e prolungato. E’ estremamente diffuso ed in passato veniva allevato per scopi alimentari.
E’ noto soprattutto per il suo sonno letargico. Ma all’epoca degli antichi romani era anche apprezzato per le sue carni. Oggi che non è più possibile cacciarlo, resta uno degli animali più presenti nell’immaginario collettivo.
LA MORFOLOGIA
Il ghiro (Glis glis) è un piccolo roditore di circa 30 centimetri e dal peso di appena cento grammi. Può essere confuso con gli scoiattoli da cui è però possibile distinguerlo guardando la coda. E’ lunga quasi la metà del suo corpo e resta sempre allungata. Le sue orecchie, a differenza delle vibrisse (i peli sul muso), sono di dimensioni piuttosto contenute. La pelliccia è bianca sul ventre e grigia sul resto del corpo.
IL SUO HABITAT
Il suo areale è estremamente vasto. Si estende in gran parte dell’Europa e raggiunge anche l’Iran settentrionale. Non mancano sottospecie diffusesi nelle isole, compresa la Sardegna, dove fino a pochi anni fa si credeva fosse estinto. Presente in gran parte del territorio italico (con l’eccezione della Pianura Padana) questo roditore si trova soprattutto in contesti boschivi e può vivere anche in quota, fino a 1500 metri.
IL LETARGO E LA TANA
Il ghiro è un animale notturno ed utilizza il favore della notte per andare alla ricerca del suo nutrimento: ghiande, nocciole, castagne, frutti di bosco ed occasionalmente funghi e piccoli invertebrati. Mangiandoli accumula il grasso che gli sarà utile durante il lungo letargo che, partendo a metà ottobre, termina a metà maggio. Nei brevi risvegli, si nutre delle riserve di cibo che ha nascosto nella tana che può essere un tronco cavo o una fessura nella roccia. Non disdegna tuttavia i contesti antropizzati, come i solai.