Sono sempre di più le società e le start-up che stanno investendo nella ricerca sulla carne prodotta in laboratorio
Con la sperimentazione sulla carne prodotta in laboratorio, quello cui si punta è una vera e propria rivoluzione nell’allevamento e nella produzione.
CARNE PRODOTTA IN LABORATORIO
Tra i paesi dove la sperimentazione procede più celermente c’è la Francia. Risale a poche settimane fa l’intervista rilasciata a Libération da Nathalie Rolland, figlia di allevatori e fondatrice dell’associazione “Agriculture cellulaire France”. Quello cui punta la Rolland è superare il modo di lavorare portato avanti dagli allevatori fino ad ora, puntando invece all’utilizzo di cellule prelevate dalle mucche per la produzione di carne in laboratorio. È sempre la Rolland ad aver affermato che da una singola mucca sarebbe così possibile ottenere fino a 175 milioni di Hamburger, lo stesso quantitativo che si sarebbe potuto produrre attraverso l’uccisione di 440mila animali.
INVESTIMENTI E RICERCA
La prima volta che sentimmo parlare di una bistecca prodotta interamente in laboratorio era il 2013, grazie all’équipe del ricercatore olandese Mark Post. Ma da quel momento gli investimenti e i risultati della ricerca hanno avuto un’escalation notevole. Sono decine solo in Francia le start-up che stanno puntando sulla carne sintetica, probabilmente puntando a costruire una nicchia di mercato che potrebbe avere una netta espansione. Naturalmente tutto questo clamore non passa inosservato. Infatti non mancano le critiche e le opposizioni, anche a fronte del settore economico che si punta a scardinare: quello dell’allevamento con tutta la filiera ad esso collegata.
I VANTAGGI PER L’AMBIENTE
Al netto delle necessarie sperimentazioni, la creazione di un settore di mercato dedicato alla carne sintetica potrebbe portare dei riflessi positivi per l’ambiente. Basti pensare alla grande quantità di spazio dedicato alla coltivazione di foraggio che verrebbe liberato e destinato ad altre colture. Inoltre questa carne permetterebbe di eliminare dall’equazione la sofferenza dell’animale, dando così la possibilità di essere consumata anche a quanti hanno remore legate proprio all’allevamento e alla macellazione.
LE ANALISI DEL FENOMENO
In ultima analisi si possono valutare i dati prodotti su questo fenomeno dal sito “Frontiers in Sustainable Food Systems”, richiamati anche dal giornale francese Libération. Il consumo di carne prodotta in laboratorio infatti potrebbe incidere non poco sull’impatto di questo settore sul clima. Inoltre la superficie di territorio destinato all’allevamento (e alla sua filiera) potrebbe ridursi del 90%. Infine anche i rischi legati a malattie e all’utilizzo massiccio di antibiotici, legati all’allevamento di tipo intensivo, diminuirebbero sensibilmente.